Raccogliere capitali all’estero è una delle nuove opportunità aperte dal Regolamento Europeo sul crowdfunding, che in Italia diventerà ufficialmente operativo da novembre 2023.
La cultura imprenditoriale nei diversi Paesi europei può essere diversa, quindi bisogna approfondire la conoscenza del posto dove si vuole andare a cercare investitori, ma alcuni elementi sono universali.
Per presentarsi adeguatamente e in modo appetibile agli investitori stranieri, bisogna portare del materiale significativo che metta in evidenza tutti gli aspetti più importanti dell’azienda in modo efficace e fluido:
– in quale mercato si colloca
– qual è il business model
– come è composto il team
– in quale fase di sviluppo si trova
– un pitch con una concreta call to action (ovvero quanti soldi ti servono, per farci cosa e cosa offri agli investitori in cambio).
Anche le società in fase embrionale devono provare in qualche modo la validazione di quello che fanno, dimostrare che c’è qualcuno disposto ad acquistare quel prodotto o servizio.
All’estero è molto diffusa una prassi che in Italia non si è ancora affermata: creare un SPV (Special Purpose Vehicle) per raccogliere capitali, ovvero una società vuota finalizzata solo ad acquisire i capitali degli investitori, per poi figurare come singolo investitore per la società originaria. Questa strategia è importante perché raccoglie i numerosi, piccoli investitori crowd in una compagine sociale a parte, lasciando libera e ordinata quella della società principale con i suoi founder. La società così resta appetibile per investitori più grandi come i venture capital, che preferiscono entrare in società dove possono avere ampio potere decisionale e discutere direttamente con i (pochi) soci fondatori. Si evita cioè un coinvolgimento troppo diretto degli investitori minori.
In Italia questo processo è molto complesso e costoso, quindi non è molto comune. Si può però inserire nei termini e condizioni del contratto d’investimento la creazione futura di un SPV dove verranno convogliati gli investitori crowd. Un’alternativa oggi percorribile è aprire un SPV all’estero, dove è meno costoso, per raccogliere capitali per una società italiana.
Seedblink è una “co-investment platform” che unisce il crowdfunding al mondo degli investitori professionali. Utilizza accordi con investitori professionali (venture capital, business angel ecc.) come base per le campagne di crowdfunding: una campagna che ha già degli investitori professionali a bordo ha una validazione maggiore agli occhi dei potenziali investitori crowd e rende più facile attrarli.
Il tessuto imprenditoriale italiano è composto soprattutto da piccole imprese, spesso a conduzione familiare e operanti in ambiti non tecnologici. Spesso gli investitori, soprattutto professionali, si concentrano sulle tech companies, ma anche per le piccole imprese è possibile raccogliere capitali all’estero, con un approccio adeguato che preveda lo studio accurato dei campi di interesse dei vari investitori, in modo da rivolgersi ai soggetti giusti.
Ne parliamo nel nostro primo webinar in inglese con un ospite internazionale da Seedblink.
GLI ARGOMENTI DEL WEBINAR
0:00 Introduzione
5:40 Come presentarsi al meglio all’estero per trovare investitori
11:30 Le opportunità di Seedblink per raccogliere capitali
14:00 L’approccio del reward per ridurre il rischio per gli investitori e attrarre gli stakeholder
17:30 Perché creare un SPV (Special Purpose Vehicle) per raccogliere capitali
23:30 Raccogliere capitali in Italia attraverso un SPV estero: le nuove opportunità del Regolamento Europeo sul Crowdfunding
27:00 Cosa fa Seedblink in quanto “co-investment platform”: integrare investitori professionali nel crowd
34:15 Le piccole imprese italiane non altamente tecnologiche possono raccogliere capitali all’estero?
39:16 Differenze tra le fasi pre-seed e seed nell’ottica della raccolta di capitali
RELATORI
Claudio Grimoldi, Founder di Turbo Crowd
Robbin Hoogstraten, Regional Manager Benelux di Seedblink