A luglio 2025 il report annuale dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano è giunto alla sua decima edizione. Un anniversario che coincide con un momento di difficoltà del mercato del crowdinvesting italiano, il quale negli ultimi dodici mesi ha visto approfondirsi la contrazione già iniziata nell’anno precedente.
In questo articolo analizziamo i dati del report del Politecnico per offrire un quadro completo della situazione del crowdfunding in Italia e riflettere su cause e conseguenze dei fenomeni che si stanno verificando.
Panoramica del crowdinvesting in Italia 2024-2025
I dati del report si focalizzano sui comparti del crowdinvesting, ovvero quelle forme di crowdfunding che danno a chi partecipa alle campagne la possibilità di ottenere una remunerazione del capitale: lending, equity e debt crowdfunding.
Il mercato italiano del crowdinvesting, così composto, sta attraversando un periodo di difficoltà, con una contrazione della raccolta totale negli ultimi 12 mesi, da luglio 2024 a giugno 2025: la raccolta totale è stata pari a 260,65 milioni di euro, segnando un calo del 14% rispetto al periodo precedente.
Questa flessione ha interessato, per la prima volta, quasi tutti i comparti, mentre l’anno scorso il segno meno era concentrato nel settore equity.
Il valore cumulato totale dall’avvento del crowdinvesting in Italia ammonta a circa €1,57 miliardi: il fatto che in altri Paesi europei, come la Francia, questa cifra venga raggiunta a volte anche in un solo anno ci fa capire quanto margine di crescita abbiamo ancora.
La flessione nel volume di raccolta è attribuibile a diversi fattori, tra cui:
- L’aumento dei tassi di interesse
- L’incertezza sui mercati globali che spinge i risparmiatori verso asset più liquidi e meno rischiosi
- L’introduzione della nuova regolamentazione ECSP, che ha portato a una riduzione del numero complessivo di piattaforme. Alcuni player, infatti, hanno rinunciato a richiedere l’autorizzazione a causa degli oneri amministrativi che questa comporta. Tuttavia, già nel corso del 2024 tutte le principali piattaforme italiane sono ormai state autorizzate, quindi questo elemento ha un ruolo debole nella flessione del mercato.
Il Politecnico rileva, inoltre, alcune questioni critiche che richiedono di essere affrontate per superare questa crisi:
- La scarsa crescita della maggior parte delle imprese finanziate tramite crowdfunding
- La tendenza a presentare business plan eccessivamente ottimistici e quindi a faticare a rispecchiare le aspettative
- La difficoltà di creare un mercato secondario per gli investimenti
- La mancata crescita del crowdfunding per Minibond fra le PMI, nonostante le sue preziose potenzialità e il livello di rischio medio-basso
- La necessità di costruire maggiore fiducia nel segmento del lending, spesso privo di garanzie specifiche.
Alla data del 30 giugno 2025, 42 piattaforme italiane (più una autorizzata in Spagna) erano autorizzate in base al nuovo Regolamento ECSP, con l’Italia al secondo posto in Europa per numero di portali autorizzati, dopo la Francia.
L’equity crowdfunding cambia volto: meno startup, più immobiliare
Negli ultimi 12 mesi, le campagne di equity crowdfunding hanno raccolto 110,95 milioni di euro, un valore sostanzialmente invariato rispetto al periodo precedente. I progetti immobiliari hanno mostrato una crescita significativa (63,77 milioni di euro, +32%), mentre quelli non immobiliari non si sono ripresi dalla sofferenza già manifestata nel periodo precedente, oggi accentuata (-19% di raccolta).
Storicamente, la scelta tra lending o equity crowdfunding per il real estate vedeva privilegiato il primo rispetto al secondo, ma nell’ultimo anno l’equity sembra aver recuperato attrattività per le operazioni immobiliari.
Le campagne di equity crowdfunding lanciate tra 2024 e 2025 sono state in totale 160, con una percentuale record del 30,6% di progetti immobiliari. Il tasso di successo si mantiene elevato, intorno all’88%.
Il valore medio del target di raccolta per i progetti non immobiliari è di 207.133 €, mentre per quelli immobiliari è di 1.112.955 €. La prassi comune è offrire titoli senza diritto di voto sotto una certa soglia di investimento, ma cresce il numero di campagne che offrono solo quote senza diritto di voto: sono decisioni fondamentali per mantenere la governance.
Un’altra novità è che l’equity crowdfunding è sempre meno uno strumento che si può identificare con le sole startup innovative. Tra le emittenti, infatti, le startup innovative continuano a diminuire: hanno rappresentato il 28,6% negli ultimi mesi. Cresce la percentuale di PMI e di veicoli di investimento che lanciano campagne di equity crowdfunding.
La maggior parte delle emittenti opera in Lombardia e nel settore dei servizi di informazione e comunicazione.
Infine, Mamacrowd è la piattaforma leader per capitale raccolto e numero di campagne.
Dopo la campagna, solo una minoranza di aziende mostra una crescita significativa in termini di fatturato e marginalità; molte non riescono a raggiungere i risultati sperati e alcune vengono liquidate. Solo una piccolissima percentuale riesce a superare i ricavi previsti nel business plan iniziale. Questo sottolinea l’importanza di inserire l’equity crowdfunding all’interno di una strategia di crescita complessiva e di sfruttarlo non solo come strumento di raccolta di capitali per il bisogno contingente, bensì anche come asset per ottenere nuovi clienti, fidelizzare quelli già esistenti e fare neworking.
La prima crisi per il lending crowdfunding
Il lending crowdfunding fino all’anno scorso era stato il comparto trainante del crowdinvesting italiano. Oggi registra anch’esso un segno negativo.
La raccolta totale per i prestiti alle imprese è stata di 142,05 milioni di euro negli ultimi 12 mesi. Sia i progetti non immobiliari che quelli immobiliari hanno perso terreno: rispettivamente -1% e -18%. Il cumulato storico della raccolta è di 646,70 milioni, di cui la parte più significativa (529 milioni) è attribuibile al real estate.
Tutte le 391 campagne di lending crowdfunding lanciate, comunque, si sono concluse con successo. Mancano, invece, dati trasparenti e aggiornati sul tasso di default e insolvenza delle imprese dopo il lending crowdfunding e questo è probabilmente uno degli elementi su cui lavorare per favorire la fiducia degli investitori.
Il tasso di interesse medio annuo è salito al 10,07% nel primo semestre 2025: l’aumento dei tassi di interesse ha messo in difficoltà le imprese, che nel lending crowdfunding si sono trovate a dover offrire rendimenti più alti della media dei tassi di mercato, che hanno fatto fatica a sostenere. La discesa progressiva dei tassi a partire dal 2025 dovrebbe rappresentare una spinta positiva da questo di vista.
La scadenza media dei prestiti è di circa 15 mesi, con rimborso quasi sempre in modalità bullet.
Per quanto riguarda le piattaforme, Recrowd si conferma leader di mercato.
Molte piattaforme lamentano la scarsa chiarezza e la disparità di trattamento del lending crowdfunding dal punto di vista fiscale, che lo penalizzerebbe rispetto ad altri strumenti finanziari assimilabili: da più parti è arrivata la richiesta di un intervento normativo per allineare la tassazione dei proventi da crowdlending a quella di altri strumenti finanziari, consentendo alle piattaforme di agire sempre da sostituto d’imposta, anziché solo in casi particolari come prevede la normativa attuale.
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Minibond: un’opportunità che non decolla
Il collocamento di Minibond offre preziose opportunità alle PMI, ma non sembra attecchire in modo stabile fra le aziende.
L’anno scorso aveva vissuto una crescita vertiginosa, dovuta anche alle magre performance dimostrate fino a quel momento, ma comunque notevole.
Negli ultimi 12 mesi, invece, la raccolta si è fermata a 7,65 milioni, con un calo del 73% rispetto al periodo precedente, e un cumulato storico di appena 127,67 milioni.
Questo comparto rimane piccolo e poco sviluppato, nonché poco presidiato: le piattaforme attive sono state solo Fundera e Opstart (tramite la divisione Crowdbond), nonostante quelle autorizzate alla collocazione di Minibond siano oltre una ventina.
Focus Real Estate
Il settore del real estate crowdfunding ha avuto un ruolo fondamentale nel sostenere il mercato del crowdinvesting in Italia negli ultimi anni. Anch’esso, però, sta cambiando volto: mentre prima volava alto nel lending crowdfunding, ora sembra invertire la rotta.
Negli ultimi 12 mesi, i progetti finanziati in questo comparto hanno raccolto 181,76 milioni (-5,1%) e sono proprio i progetti lending ad aver sofferto (117,99 milioni), mentre quelli equity hanno recuperato terreno (+32%, con 63,77 milioni).
L’immobiliare resta il settore su cui più piattaforme scelgono di verticalizzare.
Gli investitori crowd
La grande maggioranza degli investitori (persone fisiche e giuridiche) ha partecipato a una sola campagna. Un dato che si ripete negli anni, sin dal primo report del Politecnico, e che sostiene la nostra affermazione che i migliori investitori sono i clienti o potenziali tali dell’azienda promotrice di una campagna di crowdfunding.
Gli investitori quasi mai sono utenti casuali di una piattaforma che scelgono due o tre campagne in cui investire ogni anno: sono utenti che già conoscono l’azienda e arrivano su una piattaforma specificamente per investire in un progetto ben preciso.
Si osserva un progressivo aumento della partecipazione femminile, che ha raggiunto il 19%: un dato ancora minoritario, ma in crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Il gruppo più numeroso di investitori per età è quello tra i 36 e i 40 anni.
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