Crowdfunding per Minibond

minibond

I Minibond sono strumenti finanziari di debito pensati per le PMI che vogliono raccogliere capitali in modo alternativo rispetto al credito bancario anche se non sono quotate in Borsa. Rappresentano una fonte di finanziamento alternativa che offre alle imprese l’opportunità di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento e di accedere a capitali con scadenze a medio-lungo termine.

Dal 2019 anche le piattaforme di crowdfunding possono ospitare campagne di collocamento di Minibond presso un vasto pubblico, rendendo questo strumento ancora più accessibile alle imprese.

In questo articolo approfondiamo come funzionano i Minibond, quando possono essere utili e perché scegliere il crowdfunding per i Minibond.

Cosa sono i Minibond e a cosa servono

Con il termine “Minibond” si fa riferimento a obbligazioni, titoli di debito o cambiali finanziarie emessi da società non finanziarie che non accedono normalmente ai mercati regolamentati. Si tratta quindi di titoli di debito che consentono all’impresa emittente di ottenere liquidità da investitori privati, impegnandosi a restituirla con interessi entro una scadenza definita. 

La definizione di “mini” deriva dal fatto che, a differenza dei Bond tradizionali, questi titoli di debito devono avere importo inferiore a 50 milioni di euro complessivi.

La natura giuridica è quindi quella di un titolo di credito che conferisce al sottoscrittore (l’investitore) il diritto al rimborso del capitale investito a una data scadenza e il diritto alla corresponsione di interessi periodici (cedole).

Riassumiamo le caratteristiche fondamentali dei Minibond.

Durata: strumenti a medio-lungo termine, generalmente da 3 a 7 anni.

Soggetti ammessi: srl o spa quotate o non quotate, non microimprese e non società finanziarie.

Rendimento: pagamento di interessi periodici a tasso fisso o variabile e rimborso del capitale alla scadenza.

Modalità di rimborso: bullet, che prevede il rimborso dell’intero capitale in un’unica soluzione alla data di scadenza, o amortizing, con un piano di rimborso graduale del capitale nel corso della vita del titolo.

Taglio dell’emissione: inferiore a 50 milioni di euro. Le offerte su piattaforme di crowdfunding devono rispettare i limiti imposti dal Regolamento Europe ECSP. 

Introdotti in Italia con il Decreto Sviluppo del 2012 (art. 32 DL 83/2012), i Minibond si pongono come una forma semplificata di emissione obbligazionaria. L’obiettivo dell’introduzione di questo strumento è fornire soprattutto alle piccole e medie imprese italiane un’alternativa per diminuire la dipendenza dal credito bancario e facilitare l’accesso al capitale, spesso difficoltoso per queste realtà imprenditoriali.

Il capitale raccolto tipicamente viene utilizzato per: 

  • Investimenti 
  • Espansione commerciale
  • Operazioni straordinarie come acquisizioni
  • Internazionalizzazione
  • Rifinanziamento del debito.

A quali imprese servono i Minibond

Tecnicamente i Minibond possono essere emessi da qualsiasi impresa che non sia una microimpresa o una società finanziaria, quotata o non quotata. Nella prassi, però, i Minibond rappresentano una leva strategica soprattutto per le PMI non quotate, con buone prospettive di crescita, ma che faticano ad accedere al credito bancario per vincoli patrimoniali o mancanza di garanzie e non possono raccogliere capitali sui mercati regolamentati. Si tratta spesso di aziende attive in settori maturi o in espansione, con piani industriali solidi e una buona solidità finanziaria.

I minibond, cioè, si rivelano particolarmente adatti proprio per quelle imprese che si trovano in una “fase di transizione”: sono troppo grandi o hanno piani di crescita troppo ambiziosi per poter dipendere esclusivamente dal tradizionale credito bancario o dal capitale proprio, ma al contempo non sono ancora dimensionate o pronte per affrontare la complessità e gli oneri di una quotazione azionaria (IPO) su un mercato principale.

Sono adatti anche a imprese familiari che vogliono restare indipendenti, evitando la cessione di quote societarie, oppure a realtà che stanno lanciando una nuova linea di business e desiderano finanziarla in modo separato.

I Minibond risultano invece meno indicati per startup early stage, data la difficoltà di offrire ritorni e garanzie credibili in assenza di uno storico finanziario.

I vantaggi per le imprese

  • Diversificazione delle fonti di finanziamento
  • Accesso diretto al mercato dei capitali 
  • Criteri di ammissione meno restrittivi rispetto al credito bancario
  • Nessuna segnalazione in Centrale Rischi, a differenza dei debiti bancari
  • Stabilità delle condizioni, non modificabili dagli investitori
  • Visibilità e migliore reputazione presso investitori, banche, clienti
  • Possibilità di entrare in contatto con investitori utili per la crescita dell’azienda
  • Regime fiscale semplificato e agevolato e deduzione degli interessi passivi e delle spese sostenute per l’emissione
  • Miglioramento della cultura finanziaria aziendale e maturazione del business plan e dei processi
  • Possibilità di accedere a una quotazione in Borsa semplificata dei Minibond, per esempio su Extra Mot Pro3, una piattaforma specifica e semplificata creata da Borsa Italiana per la quotazione e lo scambio di Minibond.

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Come si emettono Minibond

L’emissione di un Minibond segue una procedura che, pur semplificata rispetto a quella delle obbligazioni tradizionali, richiede alcuni passaggi essenziali:

  • Analisi preliminare della sostenibilità del debito e dei flussi di cassa aziendali.
  • Scelta degli advisor: tipicamente una società di consulenza finanziaria per stabilire le condizioni dell’operazione più adatte e convenienti per l’impresa, un legale per disporre la corretta documentazione e un arranger autorizzato per il collocamento presso gli investitori. Alcune imprese scelgono anche di far valutare il merito creditizio a un’agenzia di rating, ma non è un passaggio obbligatorio.
  • Revisione del business plan.
  • Definizione dei termini del minibond: importo, durata, tasso d’interesse, eventuali garanzie o convenants, piano di ammortamento.
  • Collocamento del titolo. L’arranger presenta l’offerta a potenziali investitori oppure l’offerta viene pubblicata su un portale di crowdfunding online. A partire dal 2020, infatti, anche le piattaforme di equity crowdfunding con specifica autorizzazione rilasciata da Consob possono collocare Minibond. In precedenza, invece, potevano farlo solo banche, SIM e imprese di investimento.
  • Eventuale quotazione del Minibond.

L’entrata in vigore del Regolamento Europeo ECSP ha aperto la sottoscrizione dei Minibond emessi da spa anche agli investitori non sofisticati, mentre in precedenza sia per le srl sia per le spa era riservata agli investitori sofisticati o professionali, salvo specifici requisiti.

Crowdfunding per Minibond: come funziona il collocamento online

Con la Legge di Bilancio del 2019, è stata introdotta la possibilità di collocare Minibond attraverso piattaforme di equity crowdfunding che hanno ricevuto da Consob l’autorizzazione a operare come arranger. Questo passaggio segna una svolta importante: le PMI possono ora emettere Minibond più facilmente e proporli a una platea più ampia e variegata, con la possibilità di gestire tutto il processo in modo digitale e trasparente. 

Le piattaforme svolgono un processo di selezione e due diligence proprio come per le normali campagne di crowdfunding, valutando il merito creditizio e le prospettive dell’azienda candidata per il futuro.

I vantaggi di collocare Minibond su piattaforme di crowdfunding sono molteplici:

  • Accesso semplificato con il supporto consulenziale della piattaforma per la documentazione e la verifica dei requisiti
  • Meno costi di consulenza esterna
  • Maggiore visibilità per l’impresa e il suo progetto grazie al pubblico online
  • Flessibilità nella struttura del Minibond
  • Maggiore appetibilità per gli investitori, grazie alla semplicità di investimento online.

Attualmente, al 2025, le piattaforme attive nel collocamento di Minibond in Italia sono solo tre: CrowdFundMe, Fundera e Opstart.

Il mercato dei Minibond in Italia

L’Osservatorio Minibond del Politecnico di Milano analizza ogni anno lo stato dell’industria dei Minibond, occupandosi sia di quelli collocati attraverso piattaforme di crowdfunding sia di quelli collocati attraverso canali tradizionali:

  • Dopo un tonfo deciso nel 2023, nel 2024 la collocazione di Minibond ha ripreso quota, pur senza tornare ai livelli record del 2022. La collocazione sulle piattaforme di crowdfunding, che aveva subito un rialzo del 34% nel periodo 2023-2024, risulta invece in calo nel periodo 2024-2025.
  • Nel 2024 178 imprese, di cui 105 PMI e il resto grandi imprese, hanno emesso Minibond per un totale di 1,5 miliardi di euro raccolti. La crescita del volume di raccolta, però, è imputabile più alle grandi imprese che alle PMI. 
  • La maggior parte delle imprese protagoniste di queste emissioni opera nel settore manifatturiero e si trova in Lombardia.
  • Il 7% dei Minibond emessi sono stati quotati su un mercato regolamentato.
  • Il tasso di interesse si attesta su una media del 9,04% per il tasso fisso e del 6,89% per il tasso variabile.

Questo quadro indica uno strumento che si sta creando un proprio ruolo tra le modalità di finanziamento per le imprese, ma che deve ancora esprimere a pieno il suo potenziale. Dal punto di vista del crowdfunding per i Minibond, bisognerà osservare se altre piattaforme che hanno richiesto e ottenuto l’autorizzazione diventeranno effettivamente operative, ampliando l’attività in questo segmento.

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