Il crowdfunding in Francia

crowdfunding Francia

La Francia è lo Stato europeo con il mercato del crowdfunding più sviluppato e maturo. Ha raggiunto volumi di raccolta importanti e una diffusione davvero significativa di questo modello di finanziamento per le imprese.

Questa maturità si riflette anche nel fatto che le piattaforme francesi sono state le più rapide a adeguarsi al Regolamento ECSP e a richiedere l’autorizzazione per operare in tutta l’Unione Europea.

Al di là del ritmo, le dinamiche di sviluppo del crowdfunding francese sono quelle comuni a molti Paesi europei: dal reward e donation crowdfunding delle origini all’ascesa al successo del lending crowdfunding, con una rapida predominanza del settore immobiliare, e l’equity crowdfunding che si fa strada lentamente, ma con costanza.

In questo articolo, raccontiamo il crowdfunding in Francia dalle origini a oggi, analizzando numeri, attori e tendenze.

Un po’ di storia: le origini del crowdfunding in Francia

I primi esperimenti di crowdfunding si manifestano in Francia già nella prima metà degli anni Duemila in particolare nel settore culturale, che tipicamente è uno dei più attivi e precoci nel cercare fonti di finanziamento alternative.

Una delle prime piattaforme significative, infatti, fu MyMajorCompany, fondata nel 2007 come “label partecipativa”, permettendo agli utenti di finanziare giovani artisti, in cambio della partecipazione ai profitti delle vendite musicali.

Negli anni immediatamente successivi nascono le prime piattaforme reward e donation, come KissBankBank e Ulule, attive ancora oggi.

Un momento di svolta dal punto di vista della visibilità e della consapevolezza per il crowdfunding francese fu, nel 2012, la pubblicazione del “manifesto a sostegno del crowdfunding” da parte delle piattaforme allora esistenti, unitesi per una conferenza informativa destinata a coinvolgere il grande pubblico e a stabilire una deontologia comune. 

Questa e altre iniziative miravano anche ad attirare l’attenzione governativa. Dal punto di vista della normativa, la Francia seguì a ruota l’Italia: nel 2013 il governo francese cominciò a considerare il crowdfunding come un fenomeno da normare e nel 2014 emise l’Ordinanza n° 2014-559 relativa al financement participatif. Questa norma istituì due categorie di operatori:

  • CIP (Conseiller en Investissements Participatifs): le piattaforme che offrono titoli come azioni ordinarie o obbligazioni a tasso fisso (equity e lending crowdfunding sotto forma di obbligazioni).
  • IFP (Intermédiaire en Financement Participatif): le piattaforme di reward e donation crowdfunding e di lending crowdfunding come prestito peer-to-peer diretto).

Tutte le piattaforme dovettero richiedere la registrazione nell’una o nell’altra categoria per poter operare. L’alternativa era rientrare nella più ampia categoria di PSI (Prestataire de Services d’Investissement), per le piattaforme che offrivano servizi di investimento più ampi, con requisiti più stringenti e una normativa più severa. 

Fu stabilito, inoltre, un limite di raccolta e di investitori per le offerte di titoli senza prospetto, che dovevano rispettare determinati requisiti.

Dopo la regolamentazione del 2014, il settore prende slancio: piattaforme specializzate in equity e lending crowdfunding aumentano il numero di campagne e capitali raccolti. 

Anche in Francia, in seguito, come in Italia, fu permesso alle piattaforme di crowdfunding di collocare Minibond, e il limite di raccolta per ogni tipo di campagna fu portato a 8 milioni di euro all’anno.

L’introduzione del Regolamento europeo per i fornitori di servizi di crowdfunding soppianta gran parte della normativa nazionale francese e oggi tutte le piattaforme ricadono nell’unica categoria PSFP (Prestataire de Services de Financement Participatif).

Le dimensioni del mercato del crowdfunding in Francia

Il mercato del finanziamento partecipativo in Francia è cresciuto in modo esponenziale nell’ultimo decennio. 

Il volume di raccolta è passato dai circa 165 milioni di euro del 2015 ai circa 2 miliardi del 2023 (ultimi dati del Barométres du crowdfunding dell’associazione Financement Participatif France).

Come l’Italia, però, anche la Francia ha visto negli ultimi anni, per la prima volta, un calo nel volume dei capitali raccolti. 

La responsabilità viene attribuita al contesto di turbolenze macroeconomiche e geopolitiche e alla crisi del mercato immobiliare francese. Quest’ultima ha un particolare peso dal momento che l’immobiliare è la principale asset class del crowdfunding d’Oltralpe – come lo è per l’Italia.

Di contro, però, è continuato ad aumentare il numero di campagne chiuse con successo, arrivando a circa 160.000 all’anno. Lo strumento crowdfunding, quindi, resta popolare in Francia, ma con una minore mobilitazione di capitale verso un numero più elevato di progetti.

Mentre il settore immobiliare perde terreno, infine, un altro ne guadagna: il settore delle energie rinnovabili, forte della sua centralità attuale e degli incentivi pubblici.

Equity e lending crowdfunding in Francia

In Francia il lending crowdfunding (suddiviso in prestiti remunerati e obbligazioni) ha storicamente rappresentato la fetta principale del mercato in termini di capitali raccolti. La sua importanza è ulteriormente cresciuta con l’ascesa del crowdfunding immobiliare: nel 2022 il comparto real estate ha contribuito da solo a circa 68% della raccolta complessiva. Si parla di più di 1 miliardo e mezzo di valore di raccolta.

La crisi attuale ha portato alla chiusura, almeno temporanea, di alcune delle piattaforme leader del segmento, come October, motivata dal contesto economico.

Il segmento equity – rimasto modesto fino al 2019 – è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, arrivando a toccare i 265 milioni di euro nel 2023. Questa crescita è dovuta anche a incentivi come la detrazione fiscale del 25% per investimenti in PMI innovative, che hanno stimolato l’afflusso di capitali di rischio da parte dei piccoli investitori anche in un momento di generale crisi.

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Offerenti e investitori

Gli investitori che partecipano alle campagne di crowdfunding in Francia sono per la grande maggioranza individui privati retail. Secondo i dati 2023, circa 72% dei finanziatori è classificabile come “non professionale” o non sofisticato (ai sensi della normativa UE), mentre solo il 28% rientra tra gli investitori “avertis” o sofisticati.

I circa 3 milioni di francesi che ogni anno partecipano a campagne di crowdfunding hanno un’età media che si aggira intorno ai 45-47 anni.

L’importo medio investito si inserisce tra i 5 e i 10.000 euro nel lending crowdfunding e si attesta intorno ai 6.000 euro nell’equity.

Nel lending crowdfunding il singolo investitore diversifica spesso il capitale su più campagne, mentre nell’equity tende a concentrare le risorse su una sola, al massimo due (fenomeno di cui abbiamo già parlato spesso: l’investimento nell’equity crowdfunding è mirato e motivato da un rapporto tra investitore e azienda che nasce prima dell’approdo dell’utente sulla pagina della campagna online).

Un fenomeno che si sta osservando in diversi Paesi si verifica anche in Francia: una progressiva apertura del crowdfunding a investitori istituzionali come fondi d’investimento e consulenti finanziari, che manifestano un interesse crescente per questo canale di finanziamento di progetti innovativi e ad alto potenziale. Alcune piattaforme stanno cogliendo questa tendenza e modificando di conseguenza il proprio modello: per esempio, combinando fondi di privati e di investitori istituzionali per finanziare i prestiti alle imprese.

Da sottolineare, infine, come secondo i dati di FPF, in Francia la platea degli investitori sia suddivisa quasi alla pari tra uomini e donne: il 53,6% sono uomini, il 46,4% sono donne. Ricordiamo che in Italia solo il 18% degli investitori crowd sono donne, ma il dato è in crescita continua.

Per quanto riguarda l’identikit delle società offerenti, in Francia, a differenza che in Italia, le PMI superano le startup di tre volte.

I settori più attivi

Abbiamo già detto che il settore immobiliare si è affermato come traino del crowdfunding francese, in particolare con il comparto dell’edilizia residenziale.

Allo stesso modo abbiamo già accennato che un altro ambito in forte crescita è quello delle energie rinnovabili. Sono nate molte piattaforme specializzate nel settore, che fanno leva sull’idea di permettere alle comunità di finanziare progetti di transizione ecologica strettamente legati al proprio territorio.

Altri settori particolarmente presenti nel crowdfunding in Francia sono la tecnologia, la salute, il turismo, il commercio e i servizi e l’agroalimentare.

Piattaforme di crowdfunding francesi

In Francia operano a oggi circa 70 piattaforme di crowdfunding autorizzate, riunite nell’associazione di categoria Financement Participatif France.

Alcuni dei principali operatori:

  • WiSEED, equity crowdfunding
  • Lendosphere, lending crowdfunding green
  • Fundimmo, real estate crowdfunding
  • Ulule, reward crowdfunding, che ha acquisito KissKissBankBank ed è attiva anche in Italia.

Trend emergenti nel crowdfunding francese

  • Spostamento verso i settori della sostenibilità ambientale
  • Riequilibrio tra le varie tipologie di crowdfunding
  • Ingresso di piattaforme straniere grazie al passaporto UE (già nel 2023 15 piattaforme e 124 progetti)
  • Operatività all’estero delle piattaforme francesi
  • Consolidamento interno con fusioni e acquisizioni tra operatori 
  • Interesse per la tokenizzazione degli asset e prime iniziative pilota in tal senso
  • Partnership tra attori del crowdfunding e finanza tradizionale
  • Creazione di bacheche di scambio come mercato secondario.

Si può notare che i trend emergenti nel crowdfunding francese siano simili a quelli che ci aspettiamo per il mercato italiano: è indice della prospettiva di un mercato del crowdfunding sempre più europeo.

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