- Documentazione e adempimenti legali post-campagna
- Inquadramento societario dei nuovi soci dell’equity crowdfunding
- Reportistica post-campagna
- Gestione della cap table con i soci dell’equity crowdfunding
- Gestione della compagine in caso di exit o ingresso di nuovi soci
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- Hai bisogno di supporto per preparare una campagna di crowdfunding di successo e cercare potenziali investitori per il tuo progetto?
Chiudere con successo una campagna di equity crowdfunding è solo il primo passo. Dopo, è necessario mantenere l’engagement dei nuovi soci e gestire correttamente il loro ingresso nella compagine societaria. Questo secondo aspetto viene spesso sottovalutato, ma è cruciale per garantire continuità, ordine e trasparenza nella governance aziendale.
Il crowdfunding, infatti, introduce una platea eterogenea e potenzialmente numerosa di investitori: soggetti che, pur non avendo un ruolo operativo, acquisiscono diritti e aspettative che l’azienda deve saper gestire con professionalità.
In questo articolo analizziamo tutti gli aspetti pratici e normativi che le imprese italiane devono affrontare dopo la chiusura di una campagna di equity crowdfunding per gestire i nuovi soci: dagli adempimenti documentali alla reportistica, dalla gestione della cap table ai rapporti con gli investitori, fino alle strategie per mantenere una struttura societaria flessibile in vista di possibili future operazioni straordinarie.
Documentazione e adempimenti legali post-campagna
Dopo il termine della campagna di equity crowdfunding, il primo passo per formalizzare l’ingresso dei nuovi soci è la produzione e trasmissione della documentazione necessaria agli enti competenti. L’adempimento principale è la delibera notarile di aumento di capitale, che sancisce ufficialmente l’emissione delle nuove quote o azioni sottoscritte dagli investitori tramite la piattaforma.
Questo adempimento si svolge in due fasi:
- Accertamento da parte del notaio dell’avvenuta sottoscrizione dell’aumento di capitale aperto prima della campagna, nel rispetto della normativa
- Deposito della dichiarazione di sottoscrizione presso il Registro delle imprese, entro 30 giorni dall’accertamento notarile.
In seguito, si può procedere con il trasferimento formale delle quote o azioni ai nuovi soci e l’aggiornamento dei registri societari (libro soci, libro azionisti, statuto ecc.).
Gli adempimenti amministrativi variano a seconda della forma giuridica della società:
- Nel caso delle Srl, non è più previsto dalla legge l’obbligo di tenuta del libro soci dal 2009: l’efficacia delle sottoscrizioni e delle cessioni di quote è legata esclusivamente alla registrazione della delibera notarile presso il Registro delle Imprese. Lo stesso vale per le Srl semplificate, che non sono mai state tenute alla tenuta del libro soci.
- Per le Spa, invece, è necessario aggiornare il libro dei soci o il registro dei titoli azionari nominativi, se le azioni non sono dematerializzate, e comunicare le nuove partecipazioni all’intermediario depositario se le azioni sono dematerializzate.
Altri adempimenti burocratici includono:
- Comunicazioni alla piattaforma di crowdfunding, che svolge un ruolo di intermediazione fino all’effettiva chiusura dell’operazione e può richiedere documentazione aggiuntiva per convalidare la transazione e inoltrare le comunicazioni agli utenti nei loro account.
- Informative agli investitori, che devono ricevere conferma della sottoscrizione e dell’iscrizione nel libro soci o nel registro dei titoli azionari e la certificazione della sottoscrizione, utile ai fini fiscali.
- Aggiornamento della visura camerale, che deve riflettere la nuova composizione del capitale sociale.
È importante che l’impresa tenga conto anche delle tempistiche tecniche del gestore dei pagamenti, che può erogare i fondi raccolti solo dopo il completamento formale degli adempimenti richiesti. Il capitale sottoscritto sarà reso disponibile solo dopo l’esito positivo delle verifiche documentali e legali.
Questi passaggi richiedono il supporto del notaio e del commercialista e devono essere pianificati con precisione, per evitare ritardi che potrebbero bloccare l’operatività dell’azienda o l’erogazione dei fondi raccolti.
Inquadramento societario dei nuovi soci dell’equity crowdfunding
Uno degli aspetti più delicati della gestione post-campagna riguarda l’inquadramento dei nuovi soci all’interno della struttura societaria. A seconda delle scelte compiute in fase di progettazione dell’equity crowdfunding, l’ingresso di decine o centinaia di investitori può avere un impatto molto diverso sulla governance aziendale.
Ne parliamo in questo articolo dedicato al post-campagna perché hanno dirette conseguenze su questa fase, ma sottolineiamo che tali scelte vanno fatte PRIMA della campagna, per evitare complicazioni dopo e assicurare una gestione pulita e agevole della compagine sociale.
Diritti patrimoniali e amministrativi
La prima distinzione fondamentale riguarda i diritti associati alle quote o azioni offerte in campagna. È possibile prevedere:
- quote con pieni diritti patrimoniali e amministrativi (diritto di voto, partecipazione alle assemblee, ecc.);
- quote con soli diritti patrimoniali, escluse dalle deliberazioni assembleari;
- quote “ibride”, che riconoscono diritti limitati o solo in presenza di determinate condizioni (es. superamento di soglie di capitale).
La normativa italiana consente un’ampia personalizzazione, ma impone limiti precisi: per esempio, i soci senza diritto di voto non possono rappresentare più del 50% del capitale sociale.
La maggior parte delle quote cedute nelle campagne di equity crowdfunding sono quote con soli diritti patrimoniali. Si utilizzano gli altri tipi di quote, di solito, per investitori di particolare rilevanza strategica o economica.
Clausole statutarie di tutela
Per mantenere il controllo della società, soprattutto in fase di scale-up o in previsione di round futuri, è fondamentale predisporre clausole statutarie ad hoc, come:
- Drag along (diritto di trascinamento): consente ai soci di maggioranza di imporre ai soci di minoranza di vendere le proprie quote a terzi alle stesse condizioni.
- Tag along (diritto di co-vendita): tutela i soci di minoranza in caso di vendita delle quote di maggioranza.
- Lock-up: limita la trasferibilità delle quote per un certo periodo.
Queste clausole possono essere inserite nello statuto oppure regolate in patti parasociali, da sottoscrivere separatamente.
Strumenti per semplificare la governance: SPV e fiduciaria
Per evitare che una moltitudine di soci microinvestitori complichi la gestione della società, molte aziende optano per l’impiego di veicoli aggregatori, tra cui:
- SPV (Special Purpose Vehicle): una società veicolo, spesso una Srl, in cui confluiscono gli investitori. All’interno della cap table della società target degli investimenti figura solo la SPV come socio unico.
- Mandato fiduciario collettivo: una fiduciaria che rappresenta in modo unitario i soci investitori, semplificando l’amministrazione e il voto.
Molte aziende si chiedono se tali strumenti vadano decisi prima della campagna o possano essere introdotti anche dopo. In generale, come già anticipato:
- È preferibile definire tutto ex ante, specificandolo nella documentazione d’offerta.
- Tuttavia, è possibile costituire una SPV anche a posteriori, a patto che i soci accettino volontariamente di conferire le quote e che si rispettino gli obblighi fiscali e civilistici relativi alla cessione.
Reportistica post-campagna
Chi partecipa a una campagna di equity crowdfunding diventa a tutti gli effetti un socio e come tale ha diritto a essere informato sull’andamento dell’azienda. La reportistica post-campagna è quindi solo in parte un obbligo, ma soprattutto uno strumento fondamentale per consolidare la fiducia e prevenire malintesi o conflitti futuri.
Obblighi informativi minimi
Secondo la normativa italiana, le Srl non sono tenute a redigere e pubblicare una vera e propria relazione di gestione, ma devono comunque:
- approvare e depositare il bilancio d’esercizio presso il Registro delle Imprese;
- garantire ai soci l’accesso ai documenti societari (es. verbali, delibere, contratti rilevanti) su richiesta;
- convocare un’assemblea, se prevista dallo statuto o se richiesta da una quota qualificata di soci.
Nel caso delle Spa, invece, gli obblighi informativi sono più stringenti: si applicano le disposizioni del Codice civile relative alla redazione del bilancio, alla relazione sulla gestione e alla convocazione obbligatoria dell’assemblea annuale dei soci.
Buone prassi di comunicazione periodica
Anche al di là degli obblighi di legge, è fortemente consigliato predisporre un piano di comunicazione periodica verso i soci, che includa:
- una newsletter trimestrale o semestrale con l’andamento economico, le attività svolte, i traguardi raggiunti e gli obiettivi futuri;
- l’invio del bilancio con una nota esplicativa, che aiuti a interpretarne i dati anche a chi non ha competenze contabili;
- eventuali comunicazioni straordinarie (nuovi contratti, partnership, round di finanziamento, acquisizioni, cambi di governance).
Questo tipo di comunicazione non solo rispetta le buone pratiche di trasparenza, ma aiuta anche a mantenere attivo il coinvolgimento degli investitori, i quali possono diventare ambasciatori del brand o contribuire in futuro con nuove risorse, contatti o know-how.
Ne abbiamo parlato in un altro articolo dedicato alla fase post-campagna, incentrato sull’aspetto di comunicazione ed engagement continui degli investitori anziché sulla gestione amministrativa.
Strumenti digitali per facilitare la reportistica ai soci dell’equity crowdfunding
Per semplificare la gestione della comunicazione con decine o centinaia di soci, esistono oggi diverse soluzioni digitali:
- portali di investor relations che possono essere integrati nel sito aziendale;
- piattaforme specializzate per la pubblicazione sicura di report e documenti riservati;
- CRM dove creare sezioni riservate per l’area soci;
- strumenti di email marketing evoluti (es. Sendinblue, Mailchimp, Mautic) con segmentazione dei destinatari e automazioni.
Un’informazione chiara, regolare e facilmente accessibile rafforza la relazione tra azienda e investitori e contribuisce a una governance più solida.
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Gestione della cap table con i soci dell’equity crowdfunding
Una campagna di equity crowdfunding comporta l’ampliamento della compagine sociale. È importante guidare questo ampliamento e non lasciare che avvenga in modo casuale e incontrollato. Anche se ogni singolo investitore detiene una quota minima, infatti, l’insieme può generare una cap table affollata e difficile da gestire, soprattutto in ottica di future operazioni straordinarie (M&A, nuovi round, ingresso di investitori istituzionali).
Cosa comporta una cap table complessa?
Una cap table disordinata o troppo frammentata può ostacolare o complicare:
- la prontezza decisionale in assemblea;
- la due diligence in caso di operazioni di investimento o vendita;
- la valutazione dell’azienda da parte di soggetti terzi;
- la gestione dei diritti patrimoniali e informativi di decine di soci.
Per questo è fondamentale dotarsi di strumenti adeguati, fin da subito: anche questo è un aspetto a cui pensare già PRIMA del lancio della campagna.
Software e soluzioni digitali
Esistono diversi software progettati per semplificare la gestione delle partecipazioni societarie. Ecco alcune soluzioni utili:
- Capdesk
- Eqvista
- Carta
- Upstock
- Equidam
- Seedblink.
Oltre a questi, anche strumenti più generici come Excel professionale con macro preimpostate, CRM avanzati o gestionali aziendali con moduli dedicati possono risultare sufficienti per strutture societarie meno complesse.
I software di gestione cap table più evoluti permettono l’integrazione con:
- commercialista e consulente legale, per semplificare le verifiche di conformità;
- piattaforme di equity crowdfunding, per importare automaticamente i dati della raccolta;
- sistemi di firma elettronica e archiviazione documentale sicura.
Investire in un sistema di gestione cap table non è solo una questione operativa: è anche un segnale di solidità nei confronti di partner finanziari, soci strategici e potenziali acquirenti.
Gestione della compagine in caso di exit o ingresso di nuovi soci
Una cap table ben organizzata non è solo utile nella gestione ordinaria della società, ma diventa strategica in vista di operazioni straordinarie: vendita dell’azienda, ingresso di nuovi soci industriali o finanziari, fusioni o nuovi round di raccolta.
La gestione dell’exit
Nel caso di vendita dell’intera società o di una parte rilevante di essa, la presenza di molti soci può rappresentare un ostacolo se non si sono previste clausole statutarie di protezione. Le più importanti sono quelle che abbiamo già menzionato poco sopra: drag along, tag along e lock up.
Queste clausole devono essere inserite ex ante nello statuto o nei patti parasociali. Se non lo sono, sarà necessario raccogliere il consenso individuale di tutti i soci coinvolti per inserirle ex post, con tempi lunghi e rischi di opposizione.
L’ingresso di nuovi investitori professionali
In caso di round successivi di finanziamento o dell’opportunità dell’ingresso di fondi, un requisito frequente richiesto dai soggetti interessati all’investimento è una cap table snella e facilmente gestibile. Ne avevamo parlato in un webinar con un fondo di investimento specializzato in startup. Due strategie ricorrenti per raggiungere questo obiettivo sono:
- Costituzione di una SPV dove far confluire i soci crowdfunding tramite conferimento delle quote. Si può fare sia prima sia dopo la campagna, ma come già detto l’ideale è farlo prima per evitare complicazioni.
- Trasferimento delle quote a una fiduciaria che agisce per conto degli investitori, semplificando la governance e centralizzando le comunicazioni. Vale la stessa osservazione fatta per la SPV per quanto riguarda il momento in cui svolgere questa operazione.
Coinvolgimento dei soci nelle decisioni straordinarie
Infine, è bene ricordare che alcune operazioni (fusioni, cessioni, aumenti di capitale) richiedono il voto dell’assemblea straordinaria. Se i soci crowdfunding detengono quote con diritto di voto, è necessario:
- convocarli nel rispetto delle modalità previste dallo statuto;
- raggiungere i quorum deliberativi previsti dalla legge o dallo statuto;
- predisporre una comunicazione efficace e trasparente per ottenere il consenso necessario.
Per questo, anche nei mesi e anni successivi alla campagna, mantenere una base soci coesa e ben informata rappresenta un vantaggio competitivo concreto.
Un’azienda che sa gestire in modo ordinato la propria compagine sociale è un’azienda più solida, più attrattiva per investitori istituzionali, più pronta a cogliere opportunità di crescita o di exit. Al contrario, trascurare questa fase può minare alla base la credibilità conquistata con fatica durante la campagna di crowdfunding.
Affrontare la questione sin da prima del lancio della campagna significa trasformare un’operazione di raccolta capitale in un vero percorso di sviluppo imprenditoriale, dove i nuovi soci non sono un peso amministrativo, ma una risorsa strategica.
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