Quali documenti ti servono per fare crowdfunding?

documenti per crowdfunding

Per l’impresa che decide di raccogliere capitali online, la trasparenza è la prima condizione per ottenere fiducia da parte di piattaforme e investitori. Il Regolamento ECSP ha insistito molto su questo aspetto, stabilendo con chiarezza i documenti obbligatori che le piattaforme di crowdfunding e le società offerenti devono produrre, ai quali si aggiungono quelli stabiliti dalla normativa nazionale di Consob e Banca d’Italia.

Conoscere in anticipo quali documenti servono per una campagna di equity, lending o reward crowdfunding consente di prepararsi al meglio e di evitare rallentamenti nei tempi di approvazione oppure ricorsi.

Ogni tipologia di crowdfunding impone la preparazione di materiali diversi, ma quelli per equity e lending crowdfunding si sovrappongono per una buona parte, mentre il reward crowdfunding si distingue per una maggiore flessibilità e arbitrarietà.

Oltre alla documentazione obbligatoria, ci sono poi documenti facoltativi che però risultano preziosi per comunicare chiaramente il progetto a piattaforme e investitori e per supportare le attività di marketing finalizzate a raccogliere investitori.

In questo articolo vogliamo fornire una guida alle aziende che vogliono fare una campagna di crowdfunding: scopriamo quali documenti ti servono per fare crowdfunding e come organizzarti al meglio per presentarti in modo efficace a piattaforme e investitori.

Il quadro normativo

La documentazione di una campagna di crowdfunding non è soltanto un requisito formale: è il perno attorno a cui ruota la trasparenza dell’intero sistema.

Il Regolamento (UE) 2020/1503, noto come European Crowdfunding Service Providers Regulation (ECSPR), ha introdotto un quadro normativo unico per le campagne di equity e lending crowdfunding in tutti gli Stati membri, che parla anche di documentazione e trasparenza.

In Italia poi la vigilanza è affidata a Consob, che verifica la correttezza delle informazioni fornite agli investitori, e a Banca d’Italia, responsabile della supervisione prudenziale dei gestori di piattaforme.

Dal punto di vista operativo, l’ECSPR ha semplificato la burocrazia: oggi un’azienda che supera la selezione di una piattaforma autorizzata può lanciare campagne in tutti i Paesi UE con un solo set documentale.

Il regolamento europeo ha fissato un tetto massimo di raccolta pari a 5 milioni di euro in 12 mesi per il regime di esenzione dall’obbligo di prospetto informativo standard, innalzato a 8 milioni di euro da Consob nel recepimento italiano della normativa europea. Questa soglia distingue le operazioni di crowdfunding dalle emissioni di strumenti finanziari veri e propri, garantendo procedure snelle ma sempre trasparenti.

Il principio chiave dell’ECSPR è la simmetria informativa: ogni investitore, professionale o retail, deve ricevere le stesse informazioni fondamentali prima di impegnare il proprio capitale.
Per questo motivo, le imprese offerenti sono tenute a redigere il Key Investment Information Sheet (KIIS), un documento armonizzato a livello europeo che riassume in modo standardizzato tutti i dati rilevanti sull’offerta, sui rischi e sui diritti degli investitori. È il primo vero documento “obbligatorio” previsto per legge, che approfondiremo più avanti.

Infine, occorre distinguere chiaramente tra:

  • documenti normativi, richiesti dalle autorità e necessari per autorizzare la pubblicazione dell’offerta;
  • documenti di due diligence, richiesti dalle piattaforme per la valutazione del singolo progetto ma non imposti dalla legge.

I documenti per la selezione della piattaforma

Per poter fare una campagna di equity o lending crowdfunding occorre superare la selezione della piattaforma scelta. 

Ogni piattaforma effettua una due diligence preliminare per valutare la solidità del progetto, l’affidabilità del team e il potenziale di raccolta.
Questa fase non è regolata da una normativa specifica e varia da un portale all’altro, seppure con criteri comuni.

Le piattaforme autorizzate al crowdfunding operano come filtri di qualità: la loro reputazione dipende dalla qualità dei progetti proposti agli investitori. Per questo motivo richiedono un insieme di documenti che consentano di conoscere a fondo l’azienda e di stimare i rischi.

Business plan e proiezioni finanziarie

Il business plan è il documento principale della selezione, la base su cui la piattaforma valuta la sostenibilità e la coerenza del progetto.
Deve fornire un quadro completo del modello di business, della strategia commerciale e della struttura economico-finanziaria.
Le informazioni chiave comprendono:

  • analisi di mercato e posizionamento competitivo;
  • definizione del target e delle leve di marketing;
  • piano operativo e milestones di sviluppo;
  • previsioni economico-finanziarie (3–5 anni);
  • fabbisogno di capitale e destinazione dei fondi raccolti.

È redatto internamente dal management o con il supporto di consulenti specializzati. La piattaforma ne verifica la congruenza e può chiedere revisioni o approfondimenti.
Nel caso di startup early stage prive di bilanci, il business plan sostituisce in parte la documentazione contabile.

Bilanci e documenti contabili

Le piattaforme di lending e di equity chiedono di consultare gli ultimi due bilanci d’esercizio, in formato ufficiale e, se possibile, certificati da un revisore.
Servono a verificare:

  • la continuità aziendale;
  • la solidità patrimoniale;
  • l’andamento economico e la capacità di generare cassa.

Le società più giovani possono fornire situazioni contabili infrannuali o bilanci previsionali, purché coerenti con le proiezioni del business plan.
Per le PMI innovative, peraltro, la revisione contabile del bilancio è un requisito di legge e, anche se non è obbligatoria per il crowdfunding, costituisce una garanzia aggiuntiva per la piattaforma e per gli investitori.

Estratto camerale e visura storica

L’estratto camerale e la visura storica attestano la regolarità amministrativa e la composizione societaria dell’impresa.
Sono documenti ufficiali rilasciati dalla Camera di Commercio e permettono alla piattaforma di verificare:

  • la forma giuridica;
  • i dati anagrafici dei soci e degli amministratori;
  • eventuali procedure concorsuali o pregiudizievoli.

La loro produzione è semplice ma essenziale: rappresentano il punto di partenza per ogni controllo di conformità.

Valutazione aziendale per l’equity crowdfunding

Per le campagne di equity crowdfunding, la piattaforma deve conoscere il valore dell’azienda prima della raccolta (valutazione pre-money) per determinare il prezzo delle quote da offrire. La valutazione serve quindi a stabilire quante quote saranno emesse e quale sarà la percentuale di capitale ceduta in cambio dell’investimento: è un’operazione che in realtà serve anche all’azienda stessa per definire le coordinate del proprio aumento di capitale, capire quante quote si possono cedere e con quali conseguenze, come la raccolta influenzerà la cap table e la governance, quale posizionamento ne deriva ecc.

È un documento tecnico, redatto da un esperto (commercialista, revisore o analista finanziario) secondo uno dei tanti metodi possibili.

Non è obbligatoria per legge, ma è sempre richiesta dalle piattaforme di equity crowdfunding. Nel lending, può essere sostituita da un’analisi del merito creditizio o da un rating interno.

Analisi del merito creditizio e rating per il lending crowdfunding

Nel lending crowdfunding, l’obiettivo principale della piattaforma è stimare il rischio di credito dell’impresa che richiede il finanziamento.
Per questo motivo, oltre ai bilanci e alle informazioni economiche, vengono richiesti documenti e report che permettono di valutare la capacità dell’azienda di restituire il capitale ricevuto con gli interessi.

Le piattaforme possono effettuare queste analisi in due modi:

  1. Valutazione interna (credit scoring) – La piattaforma elabora un proprio modello di scoring basato su indicatori quantitativi (patrimonio netto, indebitamento, flussi di cassa, andamento dei pagamenti) e qualitativi (storia aziendale, settore, governance).
    L’esito è espresso come classe di rischio o rating (da “A” a “E”, per esempio), che determina anche il tasso di interesse da applicare al prestito.
  2. Valutazione esterna – Alcune piattaforme si avvalgono di società specializzate o di banche dati per ottenere un report creditizio certificato.
    Questo documento contiene:
    • punteggio di affidabilità (rating);
    • indici di liquidità, solvibilità e redditività;
    • probabilità stimata di insolvenza (default rate).

La trasparenza di queste analisi è fondamentale: il Regolamento (UE) 2020/1503 impone alle piattaforme di rendere pubblico il metodo di valutazione del rischio e di permettere agli investitori di consultare i criteri applicati.

Per le imprese, fornire bilanci chiari, dichiarazioni fiscali aggiornate e informazioni supplementari (per esempio l’elenco dei principali clienti o contratti in essere) può migliorare sensibilmente la valutazione del rischio e ridurre il tasso d’interesse del prestito.

Statuto societario per l’equity crowdfunding

Lo statuto societario è fondamentale per le campagne di equity crowdfunding, poiché regola i diritti e i doveri dei soci.
La piattaforma verifica la presenza di clausole specifiche per l’ingresso dei nuovi investitori crowd, come:

  • tag along (diritto di co-vendita),
  • drag along (obbligo di vendita congiunta),
  • quote speciali o strumenti finanziari partecipativi (SFP),
  • distinzione tra quote di tipo A e quote di tipo B (con e senza diritto di voto) e/o altre tipologie.

Se lo statuto non le prevede, sarà necessario modificarlo presso un notaio, con relativa delibera assembleare e deposito al Registro delle Imprese.

Altri documenti di supporto alla due diligence

Alcune piattaforme, soprattutto per operazioni di importo elevato, possono richiedere ulteriori allegati:

  • visure catastali o documentazione immobiliare, se l’operazione riguarda asset real estate;
  • contratti commerciali o lettere d’intenti con partner e clienti;
  • certificazioni (es. ISO, ambientali o di sicurezza);
  • report ESG.

Questi documenti non sono obbligatori, ma contribuiscono a rafforzare la credibilità complessiva del progetto e possono fare la differenza nella selezione.

I documenti per il lancio di una campagna di equity o lending crowdfunding

Superata la fase di selezione, l’azienda che ha ricevuto l’approvazione della piattaforma entra nel processo ufficiale di preparazione della campagna.

Il regolamento ECSP e la normativa Consob stabiliscono dei documenti obbligatori da allegare a ogni campagna di equity o lending crowdfunding che viene pubblicata su una piattaforma, per garantire la trasparenza verso gli investitori e per tutelare la piattaforma da responsabilità di tipo amministrativo o civile.

Key Investment Information Sheet (KIIS)

Il KIIS è il documento informativo principale richiesto dal Regolamento ECSP.
Si tratta di una scheda standardizzata che riassume le informazioni essenziali sull’offerta e sull’impresa offerente, redatta secondo il modello dell’Allegato I del regolamento stesso.

Il KIIS deve essere chiaro, sintetico e comprensibile anche da investitori non professionali. Deve contenere almeno:

  • i dati identificativi dell’impresa offerente e della piattaforma;
  • la descrizione dell’attività e del progetto finanziato;
  • i principali rischi associati all’investimento;
  • le condizioni economiche (obiettivo minimo, massimo, quote o tasso di interesse);
  • i diritti e i doveri dell’investitore;
  • le commissioni e i costi previsti;
  • la durata e le modalità di uscita o rimborso.

È l’equivalente di un prospetto informativo “semplificato”, specifico per il crowdfunding.
La sua redazione spetta all’impresa offerente, ma la piattaforma ha l’obbligo di verificarne la correttezza e la coerenza.
Nella prassi, le piattaforme forniscono un template precompilato con le voci richieste dal regolamento ECSP e assistono la società nella stesura.

Una copia del KIIS deve essere messa a disposizione di ogni investitore almeno quattro giorni prima della sottoscrizione.

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Documenti legali e contrattuali

Oltre al KIIS, la piattaforma deve poter pubblicare tutti i documenti contrattuali che disciplinano il rapporto tra l’investitore e l’impresa offerente.

Nel caso di equity crowdfunding, sono generalmente richiesti:

  • delibera di aumento di capitale e verbale notarile;
  • statuto aggiornato, con eventuali modifiche per l’ingresso dei nuovi soci;
  • contratto di sottoscrizione delle quote e, se previsto, patti parasociali o regolamenti SFP (Strumenti Finanziari Partecipativi).

Nel lending crowdfunding, invece, servono:

  • contratto di prestito che stabilisce l’importo, il tasso, la durata e le garanzie;
  • eventuali fideiussioni o garanzie reali (es. ipoteche o pegni);
  • documentazione del servizio di pagamento che gestisce i flussi di denaro.

Questi documenti sono vincolanti e devono essere redatti in forma scritta e digitale, firmati con firma elettronica qualificata (FEQ) o con modalità riconosciute equivalenti in tutti gli Stati membri UE.


Coerenza documentale

L’articolo 27 del Regolamento ECSPR stabilisce che le piattaforme e le imprese offerenti devono garantire la coerenza tra la documentazione informativa e i materiali promozionali diffusi online o offline.
Questo significa che ogni contenuto pubblicitario – sito web, post, newsletter o video – deve essere allineato ai dati presenti nel KIIS e non deve contenere informazioni fuorvianti, incomplete o parziali.

Per questo motivo, le piattaforme richiedono di produrre e approvare preventivamente:

  • un documento di risk disclosure (descrizione chiara dei rischi d’investimento);
  • un registro dei materiali promozionali approvati, che verranno conservati per almeno cinque anni;
  • eventuali versioni “short” del KIIS per la comunicazione sintetica, purché autorizzate.

La piattaforma svolge un controllo formale su questi materiali prima della pubblicazione della campagna e mantiene la responsabilità di vigilanza continua anche dopo l’avvio.

La documentazione per il reward crowdfunding

Il reward crowdfunding non rientra nel campo di applicazione del Regolamento europeo, poiché non prevede investimenti finanziari né l’emissione di strumenti di partecipazione o debito.
Tuttavia, anche in assenza di un quadro normativo specifico, una campagna reward deve rispettare alcune regole di trasparenza e tutela del consumatore, stabilite principalmente dal Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005) e dal Decreto legislativo 70/2003 sul commercio elettronico.

Descrizione del progetto e del prodotto 

Il documento base di una campagna reward è la scheda progetto, pubblicata sulla piattaforma. Rappresenta il punto di riferimento informativo per i potenziali sostenitori e deve contenere:

  • descrizione del prodotto o servizio oggetto della campagna;
  • finalità della raccolta (sviluppo, produzione, distribuzione ecc.);
  • specifica dei reward offerti per ciascun livello di contributo;
  • tempi stimati di consegna o rilascio;
  • modalità di pagamento e canali di contatto dell’azienda.

A differenza di equity e lending, non esiste un modello standard imposto per questa scheda, ma le piattaforme prevedono formati comuni per garantire chiarezza e confrontabilità tra progetti.

Un errore frequente è confondere la descrizione narrativa (storytelling del progetto) con la documentazione contrattuale: la prima serve a coinvolgere, la seconda a informare. Devono essere coerenti ma distinte.

Condizioni contrattuali e tutela dei sostenitori

Anche se il reward crowdfunding non è una forma di investimento, l’azienda stipula comunque un accordo contrattuale con i sostenitori: in cambio di un pagamento, promette di fornire un bene o un’esperienza.
Per questo motivo, la piattaforma e l’impresa devono garantire:

  • trasparenza nelle condizioni di vendita: prezzo, tempi, modalità di consegna, gestione di imprevisti;
  • politiche di recesso conformi al Codice del Consumo;
  • informazioni su privacy e trattamento dei dati (GDPR);
  • gestione delle modifiche al progetto o ai reward in corso di campagna.

Molte piattaforme forniscono un contratto standard di partecipazione o un’informativa precompilata, che l’azienda può integrare con specifiche proprie.
In caso di prodotti fisici, è buona prassi allegare schede tecniche o certificazioni (CE, conformità materiali, etichette ambientali) per evitare contestazioni post-campagna.

Aspetti fiscali e documentali accessori

Sebbene sia un aspetto spesso trascurato, anche il reward crowdfunding genera obblighi fiscali.
I fondi raccolti sono considerati ricavi a tutti gli effetti per l’impresa (non donazioni), e devono essere documentati tramite fattura o ricevuta emessa nei confronti del sostenitore, secondo la normativa IVA vigente.
Inoltre, per alcuni prodotti (alimentari, cosmetici, elettronici ecc.), è necessario allegare autorizzazioni o certificazioni di conformità prima della distribuzione dei reward.

Per evitare errori, è consigliabile:

  • coordinarsi con il commercialista già in fase di progettazione della campagna;
  • definire un sistema di tracciabilità dei contributi;
  • predisporre un registro delle spedizioni o consegne per eventuali verifiche.

Tabella riepilogativa: i documenti che ti servono per ogni tipo di crowdfunding

DocumentoEquity CrowdfundingLending CrowdfundingReward Crowdfunding
Business plan✅ Obbligatorio per selezione ✅ Obbligatorio per selezione✅ Facoltativo ma utile a presentare il progetto
Valutazione aziendale (pre-money)✅ Obbligatoria di fatto ❌ Non richiesta❌ Non prevista
Bilanci e documenti contabili✅ Ultimi 2 esercizi o forecast✅ Ultimi 2 esercizi o report creditizi⚪ Facoltativi (solo se richiesti dalla piattaforma)
Analisi del merito creditizio / rating✅ Obbligatoria (interna o esterna)
Statuto e visura camerale✅ Obbligatori✅ Obbligatori⚪ Facoltativi
Key Investment Information Sheet (KIIS)✅ Obbligatorio (art. 23 ECSPR)✅ Obbligatorio (art. 23 ECSPR)
Contratto di investimento / prestito✅ Obbligatorio✅ Obbligatorio✅ Contratto di vendita o fornitura del reward
Delibera aumento capitale / verbali notarili✅ Obbligatorio
Informativa sui rischi / marketing✅ Obbligatoria (art. 27 ECSPR)✅ Obbligatoria (art. 27 ECSPR)⚪ Consigliata (per trasparenza)
Lettere d’intenti / accordi partner⚪ Facoltativi ma strategici⚪ Facoltativi ma strategici⚪ Facoltativi
Report ESG / policy sostenibilità⚪ Consigliati/Se rilevanti⚪ Consigliati/Se rilevanti⚪ Consigliati/Se rilevanti
Certificazioni di prodotto / conformità⚪ Se rilevanti⚪ Se rilevanti✅ Se reward fisico e prodotto regolamentato
Fatturazione / ricevute per sostenitori✅ Obbligatoria 

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