Piattaforme crowdfunding in Italia: quale scegliere per l’equity crowdfunding

piattaforme di crowdfunding

Le piattaforme di crowdfunding italiane autorizzate da Consob al 2022 sono 51, come segnala il report del Politecnico di Milano sul crowdinvesting. E parliamo solo di equity crowdfunding, per il quale ci vuole un’autorizzazione specifica, a differenza di altre tipologie. Un numero considerevole, che genera negli imprenditori il lecito dubbio su quale piattaforma scegliere per lanciare la propria campagna di raccolta di capitali.

È una scelta importante, perché il portale prescelto affiancherà il team della società prima, durante e dopo la campagna e detterà le regole del rapporto (fatte salve le norme di legge).

Ci viene in aiuto lo stesso report sopra nominato a fare una prima scrematura: delle 51 piattaforme presenti nel registro Consob, solo 27 hanno pubblicato almeno una campagna nell’ultimo anno. Delle rimanenti, 12 non ne hanno addirittura mai pubblicata una. È facile, quindi, scartare innanzitutto le piattaforme completamente inattive. Fra quelle recentemente inattive, è opportuno fare una cernita per capire se abbiano qualche caratteristica distintiva che dia un motivo valido per tenerle in considerazione insieme alle altre.

Una volta ridotta la rosa iniziale di opzioni, si deve analizzare per ciascuna una serie fondamentale di aspetti per scegliere la piattaforma di crowdfunding ideale per il proprio progetto.

Distinguere le piattaforme in base al settore di specializzazione

Alcune piattaforme di crowdfunding sono nate o si sono nel tempo specializzate per ospitare campagne di equity crowdfunding di progetti relativi a un settore economico specifico. Altre, invece, sono piattaforme “generaliste”, che pubblicano progetti di qualsiasi settore.

Gli esempi più diffusi sono l’immobiliare, l’ecosostenibilità, l’energia, l’agroalimentare, le nuove tecnologie, ma ci sono anche portali dedicati a nicchie di mercato molto più piccole.

Se ci sono piattaforme che si occupano specificamente del tuo tipo di business, concedi loro un occhio di riguardo. Presumibilmente avranno un team che conosce bene il tuo mercato, il tuo target, i punti di forza e quelli di debolezza, le dinamiche dei tuoi competitor, eventuali particolarità normative ecc. Sarà più facile parlare la stessa lingua e definire più in fretta l’obiettivo e le strategie per raggiungerlo.

Questo non significa che le generaliste siano da escludere a priori. Innanzitutto perché potrebbe non esserci un portale dedicato al tuo settore. In secondo luogo, perché ci sono piattaforme generaliste che possono avere alle spalle un’esperienza tale da aver conosciuto svariati settori e da poter portare in uno strategie e punti di vista utili appresi in un altro.

Il consiglio, quindi, è di dare la precedenza a eventuali piattaforme di crowdfunding specifiche per il tuo settore, mettendole alla prova di tutti gli altri criteri; poi, però, valuta anche quelle generaliste secondo gli stessi criteri e confronta i risultati.

Success rate: leggere i dati

L’analisi dei dati può essere un lavoro complesso e noioso. Qui, però, abbiamo un dato esplicito e facile da interpretare, molto prezioso per la valutazione di una piattaforma di crowdfunding: il success rate delle campagne. In altre parole, si tratta di raccogliere informazioni su quante campagne di equity crowdfunding hanno avuto successo su ciascun portale, e quante invece non sono riuscite a raggiungere l’obiettivo. Sono dati pubblici, che si possono trovare comodamente online, a partire dal report dell’Osservatorio del Politecnico già citato più volte.

È necessaria una precisazione: non sono le piattaforme a fare le campagne di crowdfunding, bensì le società. Se una società non ci mette tutto l’impegno e le risorse necessari, anche la migliore delle piattaforme vedrà segnare un insuccesso sul suo tabellone. Le statistiche però non fanno sconti a nessuno: se un’elevata percentuale di campagne equity su una piattaforma fallisce, la piattaforma sta sbagliando qualcosa. 

La falla potrebbe essere nella selezione delle società, che è il principale compito di un portale di crowdfunding. Non tutte le imprese sono adatte o pronte a fare una campagna di crowdfunding e spetta alle piattaforme sviluppare dei parametri per individuarle. Oppure potrebbe esserci un problema di comunicazione: è importante che la piattaforma comunichi alle società tutti i loro doveri e diritti, i meccanismi del fenomeno, le opportunità, le scadenze ecc. O ancora, il sito web del portale potrebbe essere poco intuitivo e poco user friendly. 

Alcuni di questi possibili punti deboli saranno ulteriori criteri di valutazione nella scelta della piattaforma di crowdfunding dove lanciare la propria campagna equity.

Success fee: verificare i costi

Tutte le piattaforme di crowdfunding hanno dei costi di commissione per ospitare le campagne sui loro portali. Alcune applicano una commissione fissa, ma sono poche. Di solito si tratta di success fee, che vengono calcolate in percentuale sul denaro raccolto con la campagna e riscosse solo in caso di successo. 

La percentuale oscilla in un range simile per tutte le piattaforme, ma è opportuno verificare e confrontare questa importante informazione, che permette di stimare quanto costerà all’azienda la campagna di crowdfunding

Supporto e servizi: capire cosa può fare per te la tua piattaforma di crowdfunding

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, ci sono differenze tra i servizi che le varie piattaforme offrono alle loro società. Non tutte queste differenze, come spesso accade, sono percepibili dall’esterno: di alcuni aspetti ci si può rendere conto solo a percorso iniziato.

Per quanto possibile, però, è bene verificare quale tipo di supporto ciascuna operatrice offre alle società proponenti, per esempio:

  • supporto legale e burocratico;
  • consulenza sulla produzione di materiali;
  • supporto comunicazione agli investitori;
  • realizzazione di reportistica.

Questi sono alcuni dei principali ambiti in cui risulta utile la presenza attiva della piattaforma. Se sul portale non sono specificate queste informazioni, chiedile: è un ottimo modo per conoscere meglio l’interlocutore.

Attenzione: le piattaforme di crowdfunding non sono tenute a svolgere attività di marketing specifiche per le campagne che ospitano. Anzi, da novembre 2023, quando entrerà in vigore il Regolamento UE sul Crowdfunding, sarà per loro vietato farlo. Ogni campagna di crowdfunding dovrà avere il medesimo trattamento, le piattaforme non potranno fornire servizi aggiuntivi a pagamento, bensì solo indirizzare a eventuali servizi di società terze. Quello che possono fare è dare indicazioni generali, consigli tecnici, spunti, testimonianze di esperienze pregresse, mandare newsletter ai propri iscritti e agli investitori per aggiornarli sulle campagne in corso, fare da tramite tra società e investitori per gli aspetti burocratici.

User experience: scegliere una piattaforma intuitiva per i tuoi potenziali investitori

Un ultimo criterio, non certamente il più importante, per valutare una piattaforma di crowdfunding è la sua usabilità. Mettiti nei panni dei tuoi potenziali investitori e testa il percorso che devono fare per investire su una campagna su un portale: se il percorso è agevole e intuitivo, guidato da un principio di trasparenza e reso piacevole da un sito web ben fatto, le persone sono più invogliate ad arrivare fino in fondo. Il rischio che abbandonino il percorso a metà per ambiguità o incomprensioni è molto più basso.

Altri aspetti da verificare da questo punto di vista sono eventuali condizioni restrittive imposte agli investitori, oltre a quelle stabilite dalla legge (es. questionario MiFid), e le modalità e le tempistiche di remunerazione.

Non solo piattaforme di crowdfunding italiane

A novembre 2023, come già accennato, entra in vigore il Regolamento Europeo sul Crowdfunding, che introduce un importante elemento di novità per la scelta della piattaforma su cui lanciare la propria campagna. Verranno uniformate le regole di attività per tutte le piattaforme di crowdfunding europee, in modo che sia possibile lanciare campagne di crowdfunding su qualsiasi piattaforma di qualsiasi Paese membro alle stesse condizioni fondamentali, e trovare investitori anche all’estero.

Per alcuni tipi di business, è un’opportunità importante da tenere in considerazione in base al proprio target, al tipo di prodotto/servizio, ai propri contatti personali e professionali, alle possibilità di un’espansione all’estero ecc.

Cosa NON cercare in una piattaforma di crowdfunding

Spesso le imprese che vogliono fare una campagna di crowdfunding ripongono troppe aspettative nelle piattaforme. Alla base di questo errore c’è una convinzione diffusa da parte di chi non conosce adeguatamente i meccanismi del crowdfunding: più utenti iscritti ha una piattaforma, più potenziali investitori offre alle società che la scelgono per la propria campagna. Falso!

Il già citato report sul crowdinvesting dell’Osservatorio del Politecnico di Milano ha evidenziato come la maggior parte degli investitori (il 74,9% nel 2021) investe solo su una campagna. Se aggiungiamo coloro che investono in due campagne, arriviamo a comprendere il comportamento dell’86% degli investitori. Risulta quindi evidente che non esistono investitori seriali “affezionati” a una piattaforma che ne seguono tutti i progetti e investono su molti di essi. Nella maggior parte dei casi, l’investimento è singolo e mirato: l’investitore non è già sulla piattaforma, ma ci arriva perché decide di investire in un particolare progetto.

Serve a poco, in conclusione, basare la scelta sul numero di utenti registrati, sperando che un numero alto possa automaticamente tradursi in una maggiore disponibilità di investitori. 

Una volta scelta la piattaforma di crowdfunding dove lanciare la tua campagna, sarai tu a doverci portare gli investitori. Come? Facendo marketing.

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