- Perché mantenere l’engagement degli investitori dopo la campagna
- Le regole d’oro della comunicazione post-campagna
- Cosa e quanto comunicare per mantenere l’engagement degli investitori
- Canali e strumenti per una relazione efficace con gli investitori
- Come coinvolgere attivamente gli investitori: dal reporting alla partecipazione strategica
- Cosa succede se non curi il rapporto post-campagna
- Gestione amministrativa degli investitori: come organizzare la compagine sociale nell’equity crowdfunding
La campagna di crowdfunding è andata bene, l’obiettivo di raccolta è stato raggiunto, i fondi sono arrivati sul conto corrente aziendale. Fine della storia? Niente affatto.
Una delle fasi più trascurate — e più strategiche — di una campagna di crowdfunding inizia proprio dopo la chiusura della raccolta. È il momento in cui un’azienda deve dimostrare di essere all’altezza della fiducia ricevuta e mettere a frutto l’investimento di tempo e risorse che la campagna ha richiesto. Perché non si fa una campagna di crowdfunding “solo” per raccogliere capitali, bensì per raccogliere smart money.
Per farlo, non basta lavorare bene nelle attività quotidiane dell’azienda: bisogna comunicare bene, coinvolgere chi ha investito, coltivare il rapporto con chi ha scelto di credere nel progetto e trasformare così l’entusiasmo iniziale in sostegno proattivo e fiducia duratura.
In questo articolo vedremo perché mantenere l’engagement degli investitori nel post-campagna è fondamentale per la crescita dell’impresa e per ogni futura operazione di raccolta di capitali.
Analizzeremo le regole di una comunicazione post-campagna efficace, gli strumenti da utilizzare per veicolarla, le strategie per mantenere partecipi attivamente gli investitori e per gestire in modo efficiente la compagine societaria.
Perché ottenere capitale è solo l’inizio. Costruire relazioni durevoli è la vera sfida del crowdfunding.
Perché mantenere l’engagement degli investitori dopo la campagna
Con la chiusura di una campagna di crowdfunding non si conclude il rapporto con gli investitori. Al contrario, è proprio in quel momento che inizia la fase più importante per la costruzione di un legame duraturo. Chi ha scelto di investire nel progetto non è un semplice finanziatore: è un alleato strategico, un potenziale cliente, un promotore del brand e, in alcuni casi, può essere anche un partner attivo nello sviluppo futuro dell’azienda.
A differenza degli investimenti di venture capital o angel investment tradizionali, il crowdfunding coinvolge un numero elevato ed eterogeneo di investitori per lo più non professionali. La gestione di questa moltitudine di singoli investitori, ciascuno con aspettative e livelli di sofisticazione finanziaria differenti, presenta sfide uniche ma anche opportunità significative.
Mantenere un alto livello di engagement post-campagna consente di coltivare questa rete di relazioni, rafforzando la fiducia costruita in fase di raccolta e valorizzando la community che ne è derivata. Non solo: soprattutto per gli investimenti in equity crowdfunding, che prevedono un ritorno incerto e a lungo termine, costruire una relazione viva serve anche a mantenere un sentiment positivo nei confronti dell’azienda da parte degli investitori e farli sentire parte di un lungo ma soddisfacente percorso.
Un investitore soddisfatto e coinvolto sarà più propenso a:
- Rinnovare la fiducia in una futura campagna o aumento di capitale;
- Agire come ambassador del progetto, promuovendolo nel proprio network personale o professionale;
- Interagire attivamente con l’azienda, fornendo feedback, suggerimenti e partecipando a iniziative di co-creazione;
- Restare cliente, contribuendo anche ai ricavi diretti del business.
Al contrario, ignorare gli investitori dopo la raccolta può generare delusione, deteriorare la reputazione aziendale e compromettere le possibilità di sfruttare per la crescita futura la community così faticosamente creata.
Le regole d’oro della comunicazione post-campagna
Dopo la raccolta, il modo in cui un’azienda comunica con i suoi investitori diventa un indicatore diretto di credibilità e affidabilità. Non basta aver rispettato gli accordi economici o espletato tutti gli adempimenti operativi: gli investitori si aspettano di essere informati e coinvolti. Per questo, la comunicazione post-campagna deve rispettare alcune regole fondamentali.
- Regolarità
Inviare aggiornamenti una tantum non basta. L’engagement si costruisce nel tempo, con un flusso continuo di notizie rilevanti. Non serve inviare necessariamente un’email ogni settimana, ma è importante stabilire una cadenza – per esempio trimestrale – e rispettarla. Una comunicazione regolare trasmette professionalità e attenzione.
- Trasparenza
Raccontare solo i successi non è sufficiente, e a volte può risultare controproducente. È essenziale informare anche su eventuali ritardi, cambiamenti di strategia o difficoltà operative. Ma anche mostrare il work-in-progress strategico oppure operativo, condividere il percorso e rendersi disponibili a rispondere a dubbi e domande. La trasparenza crea fiducia e dimostra maturità gestionale.
- Chiarezza e obiettività
Il tono deve essere professionale ma accessibile, senza tecnicismi eccessivi. Gli investitori non sono tutti esperti del settore: è importante spiegare i dati, i risultati e le scelte aziendali in modo comprensibile, evitando eccessi di entusiasmo o linguaggio autocelebrativo.
- Coerenza
Durante la campagna sono stati fissati obiettivi e milestone. La comunicazione post-campagna deve partire proprio da lì: a che punto siamo? Cosa è stato realizzato? Cosa cambierà rispetto alle previsioni iniziali? Questo è il modo migliore per dimostrare che l’azienda è coerente con la visione proposta e responsabile verso chi ha scelto di sostenerla.
Nel caso del reward crowdfunding, questo significa anche rispettare i tempi e le modalità di consegna del prodotto oppure comunicare tempestivamente eventuali cambiamenti nella tabella di marcia, spiegandone le motivazioni in modo trasparente. Per tutte le tipologie di crowdfunding, significa invece erogare nei tempi previsti i reward promessi agli investitori, che siano fisici o digitali.
Cosa e quanto comunicare per mantenere l’engagement degli investitori
Una comunicazione post-campagna efficace non può limitarsi a saluti e ringraziamenti. Serve un piano editoriale specifico per gli investitori, con contenuti utili, aggiornamenti chiari e un tono coerente con il percorso fatto insieme. L’obiettivo è fornire visibilità sull’andamento dell’azienda e mantenere alta l’attenzione, senza però risultare ripetitivi o invadenti.
Il primo passo, alla chiusura della campagna, è un messaggio di condivisione del successo dell’operazione che allo stesso tempo fornisca un quadro del percorso futuro da fare insieme:
- Per i nuovi soci dell’equity crowdfunding, un riepilogo delle quote e dei diritti acquisiti, eventuali espletamenti burocratici da completare, una panoramica del business plan dell’azienda da lì in avanti.
- Per i creditori del lending crowdfunding, un riepilogo dell’investimento e degli interessi dovuti, una panoramica del piano di ammortamento e delle modalità di erogazione degli interessi e di rimborso, le previsioni di utilizzo del capitale prestato.
- Per i sostenitori del reward crowdfunding, un riepilogo delle tempistiche di consegna del prodotto previste e delle sue caratteristiche.
- Per tutti, le modalità di contatto future con l’azienda e le tempistiche e le modalità di erogazione dei reward.
Dopo questo passaggio obbligato, la gestione della comunicazione post-campagna va personalizzata in base al tipo di pubblico, allo stile e alla cultura aziendale. Ma vediamo alcuni tipi di contenuti standard da cui prendere ispirazione.
Contenuti da condividere
Ecco alcune tipologie di comunicazione utili e sicuramente apprezzate dagli investitori:
- Aggiornamenti operativi: stato di avanzamento dei progetti finanziati, milestone raggiunte, obiettivi futuri.
- Risultati economici: trend di crescita, fatturato, principali indicatori di performance (KPI rilevanti).
- Novità strategiche: nuovi prodotti, aperture di mercato, partnership, assunzioni chiave.
- Comunicazioni critiche: problemi riscontrati, cambi di rotta, posticipi – se ben spiegati, generano empatia e fiducia.
- Opportunità di coinvolgimento: eventi riservati, sondaggi, inviti a testare nuovi prodotti o servizi.
- FAQ: affrontare proattivamente le domande comuni degli investitori su argomenti come i diritti, gli aggiornamenti finanziari, i processi di comunicazione e gli adempimenti legali, oppure i reward consente di minimizzare confusione e richieste ripetitive ed è anche una strategia di mitigazione del rischio.
Frequenza ideale
Non esiste una regola fissa per la frequenza di comunicazione con gli investitori, ma alcune buone pratiche suggeriscono:
- Un report trimestrale o semestrale con aggiornamenti completi e accessibili via email o tramite portale riservato.
- Una newsletter mensile con brevi notizie, call to action e contenuti dinamici (link, video, articoli).
- Comunicazioni straordinarie in occasione di traguardi importanti o decisioni strategiche.
Un approccio equilibrato potrebbe prevedere anche aggiornamenti mensili per le aziende in fase iniziale, passando a trimestrali o più per le attività più mature, con note rapide e informali nei periodi in mezzo. Questa frequenza permette di rimanere nella mente degli investitori senza sovraccaricarli di informazioni, che in eccesso diventano mero rumore.
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Canali e strumenti per una relazione efficace con gli investitori
Per mantenere un buon livello di engagement, non basta decidere cosa comunicare: serve anche scegliere i giusti strumenti. Ogni canale ha caratteristiche diverse, che vanno selezionate in base al numero e al profilo degli investitori, al tipo di contenuti da veicolare e alla cultura aziendale.
I canali privilegiati durante la campagna sono quelli su cui puntare anche per il post-campagna, ma può variare la distribuzione e la frequenza delle informazioni su ciascun canale: passata l’urgenza del periodo della campagna, si può rallentare il ritmo delle pubblicazioni di post social e dell’advertising e puntare di più sulla comunicazione lenta e approfondita delle email e del blog, per esempio.
Vediamo quali canali sono particolarmente utili nel post-campagna.
- Email e newsletter dedicate
La via di comunicazione più diretta e personale. Una newsletter trimestrale e una mail mirata per eventi e novità consente di mantenere informati tutti gli investitori in modo uniforme. È importante usare un tono coerente con quello adottato durante la campagna, personalizzare le comunicazioni in base ai segmenti di pubblico e un layout chiaro e leggibile anche da mobile.
- Portale riservato sul sito web
Se l’azienda ha raccolto un numero elevato di investitori, è utile prevedere nel sito web aziendale un’area riservata in cui caricare documenti, report periodici e materiali esclusivi e rispondere alle FAQ. Alcune piattaforme di equity crowdfunding la prevedono già interna al portale e le prospettive per il futuro del crowdfunding fanno pensare a una sempre maggiore integrazione di servizi all’interno delle piattaforme, che potranno prevedere anche strumenti di gestione del rapporto con gli investitori post-campagna.
- CRM e marketing automation
Utilizzare strumenti come Mautic, HubSpot o ActiveCampaign permette di segmentare gli investitori e personalizzare la comunicazione in base a comportamenti e caratteristiche (ticket medio, interessi, partecipazione a eventi ecc.). È una soluzione strategica per aziende con una base investitori numerosa o progetti ricorrenti.
- Gruppi chiusi su piattaforme social
Per aumentare la dimensione relazionale e il senso di appartenenza, alcune aziende scelgono di creare gruppi chiusi su Facebook o Telegram riservati ai propri investitori. Questo formato funziona bene soprattutto con target digitalmente attivi e affezionati al brand.
- Webinar e incontri online
Organizzare incontri periodici in video – anche solo una o due volte l’anno – consente di aggiornare “dal vivo” gli investitori e rispondere alle loro domande. È uno strumento potente di trasparenza e relazione.
- Tool per la gestione delle relazioni
Integrare i canali elencati con strumenti di gestione delle richieste (es. moduli Typeform per domande, piattaforme per Q&A, help desk, chatbot) aiuta a strutturare una relazione più professionale e scalabile.
A questo possiamo aggiungere appositi software di Investor Relations: per la gestione pratica della comunicazione con la compagine sociale, invece, esistono tool o piattaforme appositi che consentono di digitalizzare la comunicazione con i soci e la distribuzione dei documenti obbligatori (es. convocazioni, bilanci, relazioni), ma anche di raccogliere firme e voti elettronici e assicurarsi di rispettare i requisiti di compliance e trasparenza stabiliti per legge. Alcuni esempi sono SeedBlink Registry, Equidam, LenderKit e Capdesk.
Come coinvolgere attivamente gli investitori: dal reporting alla partecipazione strategica
Il vero engagement non si costruisce solo informando, ma anche interagendo. Trattare gli investitori come parte integrante del progetto di business – non solo come soggetti passivi – rafforza il legame e stimola una partecipazione duratura. Ecco alcuni esempi di azioni concrete per trasformare gli investitori in alleati attivi.
1. Sondaggi e consultazioni
Chiedere un’opinione su un nuovo servizio, sul packaging di un prodotto o su una possibile evoluzione strategica è un modo per riconoscere il valore dell’investitore. Semplici survey veicolati attraverso email o gruppi social possono offrire insight utili e far sentire coinvolta la community.
2. Accesso a contenuti e test riservati
Offrire anteprime, versioni beta, prototipi o contenuti esclusivi crea senso di appartenenza. Chi ha investito nel progetto sarà felice di provare un prodotto o servizio in anticipo e fornire feedback preziosi in linea con le esigenze del pubblico target. È anche un modo per ottenere segnalazioni e apportare miglioramenti prima del lancio ufficiale.
3. Programmi di referral per soci
Creare un programma del tipo “invita un amico” può trasformare i soci in moltiplicatori. Se ben costruito (con reward tangibili, anche non economici), questo strumento valorizza chi ha già dimostrato fiducia e amplifica il bacino di investitori potenziali per future campagne e di nuovi clienti.
4. Incontri periodici (live o digitali)
Un aperitivo con i soci o un webinar con Q&A sono strumenti semplici per rafforzare il rapporto umano. Vedere i volti dell’azienda e avere l’occasione di interagire direttamente rende più solido il legame con la base investitori. La tipologia di incontro dipende ovviamente dalle dimensioni dell’azienda e della base investitori.
5. Iniziative di co-creazione o advisory
In alcuni casi, gli investitori che fanno parte degli addetti ai lavori o strategici per ragioni di contatti o competenze possono essere coinvolti in board informali, comitati consultivi o iniziative di open innovation. Coinvolgere queste figure in modo selettivo e mirato è un segnale di apertura e maturità manageriale.
Cosa succede se non curi il rapporto post-campagna
Ignorare gli investitori dopo la chiusura della campagna è un vero e proprio errore strategico. L’entusiasmo iniziale si spegne rapidamente se non è alimentato da una relazione concreta, e gli effetti possono rendere svantaggioso il rapporto costo-beneficio della campagna di crowdfunding, anche se l’obiettivo economico è ormai stato raggiunto.
Gli effetti negativi di una comunicazione post-campagna assente o inefficace sono principalmente:
- Perdita di fiducia: gli investitori si sentono esclusi, ignorati e “sfruttati” e possono diventare sospettosi nei confronti dell’azienda. Questo danneggia la reputazione dell’azienda, sia tra i soci sia verso l’esterno, e può creare occasioni di conflitto.
- Ostilità e recensioni negative: nei casi peggiori, la frustrazione si traduce in commenti pubblici negativi, reclami o segnalazioni alla piattaforma di crowdfunding.
- Difficoltà a lanciare nuove campagne: un database di investitori delusi è un peso per ogni futuro tentativo di raccolta. Al contrario, una base attiva è la prima leva per il successo di nuove operazioni.
- Isolamento reputazionale: in un contesto digitale sempre più interconnesso, un brand che non cura i propri sostenitori finisce per essere penalizzato anche in termini di percezione generale.
Intervenire presto è il modo migliore per correre ai ripari: basta riprendere in mano il rapporto, ricostruire la fiducia e dimostrare attenzione. Il capitale raccolto è importante, ma il capitale relazionale – quello umano – è ciò che fa davvero crescere un’azienda nel lungo periodo.
Gestione amministrativa degli investitori: come organizzare la compagine sociale nell’equity crowdfunding
Gestire gli investitori post-campagna significa anche saperli inquadrare correttamente sul piano societario, in particolare nel caso dell’equity crowdfunding. Una campagna di equity crowdfunding, infatti, può portare in azienda decine o centinaia di nuovi soci. Questo rappresenta un’opportunità in termini di diffusione e coinvolgimento, ma può creare complessità dal punto di vista amministrativo e legale.
I problemi di una cap table troppo affollata che si può venire a creare con una struttura societaria con molti piccoli investitori diretti:
- Difficoltà operative nella convocazione delle assemblee e nella gestione dei diritti informativi;
- Incertezza in caso di exit (vendita dell’azienda) o nuovo aumento di capitale;
- Ostacoli nella trattativa con nuovi soci rilevanti, come fondi o investitori istituzionali, che chiedono una governance chiara e flessibile.
Per evitare questi problemi, è fondamentale pianificare prima della campagna le modalità di ingresso degli investitori nel capitale.
Una delle soluzioni più adottate è l’utilizzo di una SPV (Special Purpose Vehicle), cioè una società veicolo creata ad hoc per raccogliere i capitali degli investitori della campagna.
Altre soluzioni sono le quote con diritti amministrativi limitati, clausole statutarie specifiche come tag along e drag along, veicoli fiduciari in rappresentanza degli investitori (regime alternativo di intestazione delle quote). Queste soluzioni non sono necessariamente alternative fra loro, anzi, funzionano meglio quando combinate. Ne abbiamo parlato nel nostro articolo su come mantenere la governance nell’equity crowdfunding e in un webinar dedicato ai diritti dei soci nelle srl (solo in italiano).
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