Storia del crowdfunding

storia del crowdfunding

La storia del crowdfunding come lo conosciamo oggi è piuttosto recente, ma il fenomeno ha radici più lontane di quanto si possa immaginare. Ripercorrerla è utile per dissipare l’impressione che questo strumento di raccolta di capitali sia spuntato dal nulla come una delle tante mode contemporanee che in breve tempo si trovano sulla bocca di tutti senza sapere bene come e perché.

Il crowdfunding si affaccia nella nostra epoca come mezzo per raccogliere fondi per progetti di beneficenza, portando in questo settore la novità della raccolta online anziché in luoghi fisici o porta a porta. I primi esempi risalgono quindi agli anni Novanta, quando Internet e i computer iniziavano molto lentamente a diffondersi.

Ma la storia del crowdfunding come concetto e come meccanismo inizia molto prima, con forme rudimentali che attraversano i secoli e mostrano come l’uomo avesse teorizzato da tempo la semplice idea che ne è alla base.

Le origini del crowdfunding

Il cuore del crowdfunding è un’idea perfino banale nella sua semplicità, che suona un po’ romantica nella sua formulazione popolare: l’unione fa la forza. Un concetto che, applicato alla sfera economica, si traduce nella suddivisione di uno sforzo economico tra più persone, che ha il vantaggio sia di aumentare le risorse a disposizione, sia di distribuire il rischio e quindi ridurlo per ciascun partecipante.

Questo bisogno si è manifestato prima negli ambiti più quotidiani della vita umana, poi nell’ambito economico, quando la nostra società è diventata marcatamente mercantile.

All’inizio del Seicento, Amsterdam era un centro commerciale di rilevanza internazionale, da dove partivano innumerevoli spedizioni alla ricerca dei tesori di varia natura che il mondo aveva appena iniziato a rivelare di possedere. Quando le casse statali chiudono i rubinetti, esploratori e commercianti decidono di procurarsi da soli i finanziamenti per portare avanti le – rischiose – spedizioni. Ciascuno copre una parte dei costi, anche persone esterne alla cerchia promotrice dell’impresa possono partecipare, e alla fine i proventi verranno divisi in maniera proporzionale alle quote versate. Poiché erano imprese dai tempi molto lunghi, se qualcuno nel frattempo avesse cambiato idea o avesse avuto bisogno del proprio denaro, avrebbe potuto rivendere a terzi la propria partecipazione al progetto.

È l’alba della nascita di quella che sarà la prima Borsa, che avrà sede proprio in piazza Dam nella capitale olandese. Ma mentre nei secoli le dinamiche della Borsa si sarebbero allontanate sempre di più dalla semplicità dei meccanismi di condivisione aperti a tutti da cui traeva origine, il crowdfunding li ha portati avanti e sviluppati in modo coerente.

Il web ha reso molto più semplice ed efficace implementare questo meccanismo in uno strumento accessibile e immediato, ma in passato c’era chi aveva altri mezzi per far sentire la propria voce alla folla (crowd) e realizzare quelle forme rudimentali di crowdfunding di cui abbiamo accennato.

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Esempi di crowdfunding nella storia

Non solo esistono esempi di crowdfunding nella storia ben prima degli anni Novanta del secolo scorso, ma ne esistono dei diversi tipi di crowdfunding

Il più facile da mettere in pratica è storicamente il donation crowdfunding, perché non richiede di strutturare forme di remunerazione. Un esempio che si può definire quasi primordiale è l’appello di papa Urbano II alla comunità di fedeli perché contribuisse a finanziare le crociate in Terra Santa nel 1095, in nome della fede. Quest’ultima espressione è la chiave: la spinta del donation crowdfunding è un ideale etico-morale condiviso.

Un esempio più vicino alla nostra mentalità è quello del direttore del giornale New York World, Joseph Pulitzer, che nel 1884 si rivolse ai cittadini dalle proprie pagine per raccogliere i fondi necessari al restauro della Statua della Libertà. Più di 125.000 persone versarono oltre 100.000 dollari in totale: se non è crowdfunding questo!

Il primo a lanciare una campagna di reward crowdfunding, invece, fu il poeta-vate Alexander Pope, che grazie alla propria fama nel 1713 riuscì a raccogliere i finanziamenti per realizzare la monumentale traduzione dell’Iliade, promettendo ai sostenitori una copia del volume in anteprima e il loro nome tra i ringraziamenti.

Qualcosa di simile avrebbe fatto alla fine di quello stesso secolo Mozart, che dopo aver abbandonato la protezione dell’arcivescovo di Salisburgo finanziò tre propri concerti promettendo ai finanziatori una copia autografa e con dedica del manoscritto di quei concerti.

Pioniere del lending crowdfunding, infine, fu Jonathan Swift, l’autore de I viaggi di Gulliver, che nello stesso periodo utilizzò il modello del prestito fra privati non per sé o per le proprie opere, bensì per scopi benefici: istituì gli Irish Loan Funds, istituti collettivi attraverso cui era possibile concedere piccoli prestiti alle famiglie in difficoltà economica, con restituzione rateale e modesti interessi.

In tutti questi esempi, però, l’elemento chiave è “chi aveva mezzi per far sentire la propria voce alla folla”, dove il mezzo è la fama, un giornale, l’autorità. Quello che ha permesso la diffusione capillare del crowdfunding e lo sviluppo, in particolare, dell’equity crowdfunding, è lo strumento rivoluzionario e democratico per eccellenza del secolo scorso: Internet.

Le tappe del crowdfunding contemporaneo

Come abbiamo anticipato all’inizio di questo articolo, il crowdfunding come lo conosciamo oggi inizia a svilupparsi negli anni Novanta

  • 1997: comunemente si colloca la nascita del crowdfunding online nell’anno in cui la band britannica Marillion avvia una raccolta fondi online rivolgendosi ai fan per sostenere le spese del proprio tour in Nord America, che rischiava di dover essere cancellato. È un successo, con circa 60.000 dollari raccolti. Successo che la band ripeterà pochi anni dopo per finanziare l’incisione di un nuovo album, realizzando la prima campagna di reward crowdfunding online.

  • 2001: ispirandosi a questa impresa, il produttore musicale Brian Camelio fonda Artistshare, che si può considerare la prima piattaforma di crowdfunding online, dedicata specificamente ai musicisti.

  • 2006: secondo molte fonti l’invenzione del termine stesso “crowdfunding” con il significato che ha oggi risale al lancio del portale Fundavlog, dedicato al finanziamento di videoblog, a opera di Michael Sullivan.

  • 2008-2009: nascono le due vere e proprie madri delle piattaforme di crowdfunding, Indiegogo e Kickstarter, le prime ad avere vasto e duraturo successo e a stabilire un modello di raccolta fondi “democratica” destinato a replicarsi in tutto il mondo.

Storia del crowdfunding in Italia

Solo a partire dal successo statunitense il fenomeno del crowdfunding prende piede anche in Italia, ma ci sono state in realtà alcune manifestazioni precoci e durature, sebbene non abbiano avuto inizialmente un grande seguito.

Stiamo parlando di Produzioni dal Basso, piattaforma nata nel 2005, quindi ancora prima dei grandi modelli americani, e attiva ancora oggi. Il nostro Paese, però, era frenato dall’elevato analfabetismo digitale, la scarsa diffusione dei pagamenti online, la diffidenza verso Internet e le pastoie burocratiche

Per questo motivo, solo dal 2010 hanno iniziato a comparire piattaforme di reward, donation e lending crowdfunding in maniera sistematica anche in Italia. Negli anni successivi ha mosso i primi passi anche l’equity crowdfunding, le cui potenzialità si sono dimostrate tali da richiedere una regolamentazione ad hoc, introdotta nel 2013 da Consob. Da quel momento, la crescita è stata inarrestabile e si è accompagnata a una continua specializzazione e diversificazione dello strumento. L’allargamento dell’equity crowdfunding a tutte le PMI lo ha reso sempre più un elemento cardine per il sostegno all’economia reale italiana.

Il Regolamento Europeo sul Crowdfunding, approvato nel 2020 e in vigore da novembre 2023, segna una nuova tappa fondamentale della storia del crowdfunding, intrecciando i destini del fenomeno nei vari Paesi europei e aprendo un nuovo capitolo tutto da scrivere.

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